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Disturbi di personalità

Ognuno di noi ha particolari modalità di relazionarsi agli altri e agli eventi, detti “tratti di personalità”.

Tuttavia, chi non ha un disturbo di personalità tende ad assumere modalità di comportamento e pensiero alternative quando lo stile abituale risulta inefficace nell’adattarsi alle esigenze della realtà.

Al contrario, gli individui con un disturbo di personalità mostrano modalità rigide e inflessibili di percepire, reagire e interfacciarsi agli altri e agli eventi, al punto tale che le relazioni con le altre persone divengono difficoltose, conflittuali o sono evitate, causando sofferenza significativa a sé e agli altri.

Tali modalità di percepire e comportarsi tendono ad instaurarsi durante l’adolescenza/prima età adulta in modo relativamente stabile.

I soggetti affetti da disturbi di personalità sono solitamente inconsapevoli del fatto che i loro modelli di pensiero e comportamento sono disfunzionali. Per questo tendono a non rivolgersi ai servizi di salute mentale se non per sintomatologie che sono solo il risultato del loro disturbo, come ansia, depressione o abuso di sostanze.

Lo studio della personalità umana o del ‘carattere’ risale all’antichità.

Nel suo scritto “I Caratteri”, Teofrasto (371-287 a.C.), allievo di Aristotele, divise il popolo di Atene del IV secolo a.C. in 30 diversi tipi di personalità. Tali “Caratteri” esercitarono poi una forte influenza sui successivi studi sulla personalità umana, come quelli di Thomas Overbury (1581-1613) in Inghilterra e Jean de la Bruyère (1645-1696) in Francia.

Il concetto di “disturbo di personalità” è invece molto più recente, e può essere fatto risalire alla descrizione fatta nel 1801 dallo psichiatra francese Philippe Pinel della “manie sans délire”, una condizione caratterizzata da esplosioni di rabbia e violenza (“manie”) in assenza di segni di malattia psicotica come deliri e allucinazioni (“sans délire”).

Alcuni decenni più tardi, nel 1896, lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin (1856-1926) descrisse 7 forme di comportamento antisociale sotto la definizione di “personalità psicopatica”.

Il termine “disturbo di personalità”, inizialmente utilizzato solo per designare la personalità antisociale/psicopatica (vedi dopo), fu successivamente ampliato da Kurt Schneider (1887-1967) per includere tutti coloro che soffrivano di “personalità abnormi”. Il testo di Schneider, “Personalità Psicopatiche” (1923), costituisce ancora la base delle classificazioni correnti dei disturbi della personalità, come quella contenuta nel manuale diagnostico dei disturbi psichiatrici, il DSM-IV.

Oggi il DSM-IV definisce un disturbo di personalità come un “modello abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative culturali, è inflessibile e pervasivo, ha il suo esordio nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo, e porta a disagio o menomazione”.

Il DSM-IV elenca 10 disturbi di personalità e li divide in tre gruppi o “cluster”: A, B o C.

  • Cluster A: caratterizzato da comportamenti “strani”, “bizzarri” (disturbi paranoide, schizoide, schizotipico)
  • Custer B: caratterizzato da comportamenti “drammatici”, “instabili” (disturbi antisociale, borderline, istrionico, narcisistico)
  • Cluster C: caratterizzato da comportamenti “ansiosi”, “timorosi (disturbi evitante, dipendente e ossessivo compulsivo)

(…) Nella pratica clinica quotidiana, raramente tali disturbi si presentano nella loro “forma pura”, e hanno una marcata tendenza a confondersi l’uno nell’altro. (…) La maggior parte delle persone con un disturbo di personalità non viene mai a contatto con i servizi di salute mentale, e quelli che lo fanno di solito lo fanno nel contesto di un altro disturbo psichiatrico (come ansia o depressione) o in un momento di crisi personale, per esempio, dopo un gesto autolesivo o dopo aver commesso un relato penale. (…)

Il Cluster A comprende i disturbi paranoide, schizoide, schizotipico

1. Disturbo Paranoide di Personalità

Il Disturbo di Personalità Paranoide è caratterizzato da una sfiducia diffusa verso gli altri, comprese le persone familiari come gli amici e il partner. La persona teme costantemente che gli altri vogliano nuocergli ed è costantemente alla ricerca di indizi per confermare le sue paure. Questi soggetti sono di indole diffidente e guardinga, e tendono ad interpretare negativamente intenzioni e azioni altrui. Sulla base della loro sospettosità, possono arrivare frequentemente ad attuare rappresaglie e addirittura azioni legali contro le altre persone. In generale, questi soggetti possono aver la tendenza a vivere una vita ritirata e avere difficoltà a impegnarsi in relazioni strette. (…)

2. Il Disturbo Schizoide di Personalità

Coniato da Bleuler nel 1908, il termine ‘schizoide’ designa una naturale tendenza a dirigere l’attenzione verso la vita interiore piuttosto che sul mondo esterno. Nel Disturbo di Personalità Schizoide, la persona è distaccata e distante dal mondo esterno e incline all’introspezione e alla fantasia. Questi soggetti non hanno alcun desiderio di relazioni sociali, affettive o sessuali, sono indifferenti agli altri, alle norme sociali e alle convenzioni, e mancano di risposta emotiva, fino a poter apparire freddi ed insensibili. Raramente questa patologia arriva all’attenzione clinica, in quanto i soggetti affetti da questo disturbo non provano disagio per il loro isolamento, né sono eccessivamente preoccupate dal fatto di avere poche relazioni. Una visione alternativa è che i soggetti affetti da questo disturbo siano molto sensibili: nonostante abbiano un profondo desiderio di intimità, trovano l’iniziare e il mantenere una relazione troppo difficile ed angosciante, e ciò li conduce a ritirarsi nei loro mondi interiori.

3. Il Disturbo Schizotipico di Personalità

Il Disturbo Schizotipico di Personalità è caratterizzato da bizzarrie nell’aspetto, nel comportamento e nella comunicazione, unite ad anomalie di pensiero simili a quelle che si osservano nella schizofrenia. Le anomalie del pensiero possono includere credenze strane, pensiero magico (=convinzioni che i propri pensieri o parole influenzino il mondo, ad esempio possono temere di danneggiare qualcuno facendo pensieri aggressivi), sospettosità, ruminazioni ossessive ed esperienze percettive insolite. Le persone con disturbo schizotipico spesso temono le interazioni sociali e vedono gli altri come malintenzionati. Hanno inoltre “idee di riferimento”, cioè impressioni fugaci che oggetti, persone o situazioni abbiano un significato speciale per loro (ad esempio, possono pensare che i segnali di una vigilessa in mezzo al traffico siano una modalità con cui gli viene comunicato il loro destino). In media, le persone che soffrono di disturbo schizotipico hanno una probabilità relativamente maggiore di sviluppare successivamente schizofrenia.

Il Cluster B comprende i disturbi antisociale, borderline, istrionico, narcisistico

4. Disturbo Antisociale di Personalità

(…) Il Disturbo Antisociale di Personalità, molto più comune negli uomini piuttosto che nelle donne, è caratterizzato dalla messa in atto di condotte che ledono i sentimenti e i diritti altrui.
Questi soggetti tipicamente ignorano le regole e gli obblighi sociali, sfruttano gli altri per ottenere vantaggi personali, sono impulsive e irresponsabili, ostili e violenti e, a fronte dei danni che causano agli altri, non provano colpa. Inoltre, non si prendono la responsabilità dei propri comportamenti ma incolpano gli altri. Questi soggetti sono inclini all’abuso di alcol, di sostanze e non di rado hanno precedenti penali. In molti casi, non ha difficoltà a trovare relazioni, e possono anche apparire personaggi affascinanti (il cosiddetto ‘psicopatico affascinante’). Tuttavia, i loro rapporti sono di solito “di fuoco”, turbolenti e di breve durata.

5. Disturbo Borderline di Personalità

Nel Disturbo di Personalità Borderline, la persona sperimenta cronici sentimenti di vuoto, paure di abbandono e instabilità emotiva. Le relazioni sono intense ma gravemente instabili e tumultuose, caratterizzate da frequenti discussioni, rotture e cambiamenti drammatici nella visione degli altri, con oscillazione tra sentimenti di idealizzazione e totale svalutazione. Gli sforzi disperati per evitare l’abbandono (anche limitato) da persone significative si esplicano in minacce di suicidio e atti di autolesionismo, motivo per cui le persone con questo disturbo giungono più frequentemente di altri all’attenzione clinica.
Vi è una inoltre una marcata instabilità nell’immagine di sé, nell’umore (con cambiamenti repentini), esplosioni di rabbia e di violenza (in particolare in risposta alle critiche) e una marcata impulsività, che si manifesta in abuso di sostanze, promiscuità sessuale, abbuffate e altre condotte rischiose.

6. Il Disturbo Istrionico di Personalità

Le persone con Disturbo di Personalità Istrionico cercano sistematicamente l’attenzione e l’approvazione degli altri, dalle quali dipendono fortemente.
Spesso possono drammatizzare l’espressione dei sentimenti e apparire come se “recitassero una parte” (‘istrionico’ deriva infatti dal latino ‘histrionicus’, ‘appartenente all’attore’), nel tentativo di attirare l’attenzione. Le modalità di questi soggetti sono vivaci ed espressive, dedicano tipicamente molta attenzione al loro aspetto fisico e si comportano in modo sessualmente provocatorio o impropriamente seducente. Tuttavia, spesso non desiderano una relazione sessuale ma il loro comportamento esprime un desiderio di essere considerati ed accuditi.
Date le modalità relazionali utilizzate, le altre persone possono con facilità coinvolgersi emotivamente con questi soggetti, ma i rapporti sono spesso superficiali e poco sinceri. Questo è particolarmente doloroso per loro, che sono particolarmente sensibili alla critiche e al rifiuto.

7. Disturbo Narcisistico di Personalità

Il Disturbo di Personalità Narcisistico prende il nome dal mito di Narciso, un bellissimo giovane che si innamorò del suo riflesso nell’acqua.
Nel disturbo narcisistico di personalità, la persona ha tipicamente un senso esagerato del proprio valore (detto “grandiosità”), ha costantemente bisogno di essere ammirato e manca di empatia verso gli altri. Dal momento che credono di essere “speciali” e “superiori”, questi soggetti si aspettano di essere ammirati ed invidiati e si sentono autorizzati a sfruttare gli altri per i propri fini. Agli occhi degli altri, possono sembrare egocentrici, egoisti, insensibili e controllanti. Possono essere molto sensibili a fallimenti, sconfitte e critiche. Se vengono offesi o ridicolizzati, possono essere presi da un impeto di rabbia distruttiva e vendetta detta “rabbia narcisistica”

Il Cluster C comprende i disturbi evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo di personalità

8. Disturbo Evitante di Personalità

Nel Disturbo di Personalità Evitante, la persona presenta un forte desiderio di affetto e accettazione sociale ma evita i rapporti intimi e le relazioni per timore di essere inadeguata, inferiore, poco attraente e, di conseguenza, di venire criticata e rifiutata. Questi soggetti sono molto trattenuti nelle relazioni sociali, timidi ed isolati, evitano di incontrare persone a meno che non siano certi di piacere, e evitano di esporsi a qualsiasi novità o rischio.
A differenza dai soggetti schizoidi, soffrono molto per la loro condizione di isolamento. Questo disturbo è fortemente associato ad esperienze di rifiuto reale o percepito durante l’infanzia. La personalità evitante è simile al disturbo d’ansia sociale.

9. Disturbo Dipendente di Personalità

Il Disturbo di Personalità Dipendente caratterizza persone con bassa autostima e con un bisogno eccessivo che gli altri si prendano cura di loro. Chi è affetto da questo disturbo tende a percepirsi come inadeguato ed incapace di badare a se stesso, tanto che delega decisioni circa questioni quotidiane e responsabilità ad altre persone. Ciò è dovuto in parte anche al fatto che questi soggetti sono riluttanti ad esprimere le proprie opinioni per paura di entrare in conflitto con le persone che si prendono cura di loro. Visto che temono fortemente l’abbandono, fanno di tutto per mantenere le relazioni di cui hanno bisogno.
Spesso immaginano di essere “un tutt’uno” con questi altri protettivi, li idealizzano come “competenti” e “potenti” e si comportano nei loro confronti in modo sottomesso. Le persone con disturbo di personalità dipendente spesso si accompagnano con persone con disturbo di personalità di CLUSTER B, che si nutrono di questa considerazione incondizionata.

10. Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità

Il Disturbo di Personalità Ossessivo-Compulsivo (o personalità anancastica) è caratterizzato da tendenza al controllo, perfezionismo e dedizione al dovere e alla produttività a scapito del tempo libero.
Questi soggetti sono eccessivamente preoccupati per i dettagli, le regole, le liste, l’organizzazione o gli schemi. Sono persone affidabili, responsabili, metodiche, ma anche rigide e inflessibili.
Faticano a prendere decisioni e sono inclini al dubbio poichè sono abituati a considerare tutte le possibili opzioni da vagliare con i relativi pro e contro. Non tollerano gli errori e le imperfezioni, hanno dunque difficoltà a portare a termine le attività iniziate.
Sono spesso tese, e tale ansia di fondo nasce dalla percepita mancanza di controllo sulle cose del mondo, che vorrebbero (illusoriamente) controllare. Di conseguenza tollerano difficilmente le “zone grigie” e tendono a semplificare l’universo in azioni o “assolutamente giuste” o “assolutamente sbagliate”. I soggetti con personalità ossessivo-compulsiva sono spesso uomini di successo, in particolare in campi intellettuali. Tuttavia, l’eccesso di coscienziosità li porta a non godere mai dei loro successi. Tipicamente non sono a loro agio nelle situazioni (emotive e relazionali) in cui non hanno controllo o quando sono esposti al cambiamento.
Questo disturbo di personalità si differenzia dal Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), che invece è caratterizzato da pensieri ossessivi indesiderati e azioni che il soggetto si sente obbligato a compiere per scacciare le ossessioni.

Dott.ssa Silvia Dolce
Psicologa a Potenza

Area clinica

Dott.ssa Silvia Dolce
Psicologa - Potenza

Iscrizione Albo Psicologi della Basilicata n. 638
Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e della Salute (LM-51) conseguita nel 2014
P.I. 01971090764

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